TESTO – CONTRO ILGREEN PASS E LA SEGREGAZIONE TECNO-SANITARIA

Testo del volantino distribuito durante le manifestazioni contro il Green Pass di mercoledì 28, sabato 31 luglio e durante il presidio in piazza Matteotti di mercoledì 4 agosto:

CONTRO ILGREEN PASS E LA SEGREGAZIONE TECNO-SANITARIA

L’imposizione dell’inoculazione di materiale bio-ingegnerizzato (i cosiddetti “vaccini”, vere e proprie piattaforme di riprogettazione cellulare) e la conseguente campagna di terrore e ricatto per dispiegare il sistema repressivo di sorveglianza del green pass, sono solo alcune delle facce di un regime dispotico e totalitario di emergenza che sempre più vediamo dispiegarsi e ramificarsi da un anno e mezzo a questa parte e che ha fatto dell’età pandemica il suo cavallo di Troia. Ma le finalità di queste imposizioni vanno ben oltre la mera questione sanitaria – come con la banalizzazione quotidiana del mainstream ci vengono presentate – ma portano con sé la messa a regime di identità digitali per ogni individuo, la soppressione progressiva delle ultime briciole di libertà ed autonomia, la sempre più dipendenza dal sistema tecno-bio-medicale, la completa disumanizzazione verso un mondo digitalizzato nonché il primo verso passo verso la manipolazione genetica di massa del corpo umano.

In questo clima di terrore sanitario e dopo le numerose manifestazioni di piazza avvenute nei giorni scorsi in tutta Italia, non poteva mancare la voce di Gori, noto esperto di falsità. Proprio colui che fece carte false pur di non fermare il produttivismo lombardo nei primi mesi del 2020 e che sfruttò il periodo di massima preoccupazione e timore della bergamasca per installare antenne 5G in ogni dove (nascondendone gli atti ma che riportano in calce la sua firma) e dichiarando che non c’era da preoccuparsi, ha la sfrontatezza di parlare di “egoismo irresponsabile”? Colui pronto a dare anziani e bambini in pasto alle sperimentazioni biotecnologiche e che portò avanti la politica della segregazione nelle RSA per evitare ulteriori danni di facciata, parla di “responsabilità sociale”?

La vera campagna d’odio di cui parla è quella di cui si riempie la bocca quotidianamente, diffondendo il clima di paura e discriminazione nei confronti di chi ha deciso di non piegarsi alla terapia genica a DNA ricombinante e a mRNA che vogliono imporci.

Con la logica della prevenzione propongono una completa medicalizzazione che ci trasforma in pazienti unicamente in quanto esseri umani puntando ad una completa manipolazione del vivente e dei suoi processi. Una prevenzione che vorrebbe spalancare le porte alla manipolazione tecnica dei corpi e ad una pianificazione generalizzata delle nostre vite trasformandoci contemporaneamente in pazienti, clienti e soggetti da esperimento. Oltre che a numeri su una App.

In questi ultimi mesi siamo quotidianamente martellati da parole come “responsabilità sociale e collettiva”, parole con la quale si vuole celare la piena accettazione e imposizione di un sistema tecno-sanitario repressivo che non solo schiaccerà nell’immediato ogni forma di autonomia – nella corsa verso la manipolazione del vivente – ma arriverà ben oltre e molto più lontano: sul tavolo c’è un’idea di mondo, la nostra libertà e quella degli abitanti del mondo che verrà.

A tali giochi di manipolazione linguistica opponiamo invece l’idea che la vera responsabilità sociale e collettiva riguarda semmai l’opporsi a tale sistema e rifiutare ogni forma di sorveglianza bio-medicale sui nostri corpi e di quelli delle generazioni future, opporci alla classificazione e categorizzazione in esseri umani valenti o meno e chiudere le porte all’invasione tecno-farmaceutica sempre più battente e pervasiva che vorrebbe corpi docili prestati a sperimentazioni di massa, senza precedenti.

Alla narrazione dei tecnici e degli ingegneri della vita che tentano in ogni modo di zittirci elevandosi a unici e valevoli narratori e decisori riguardo i nostri corpi e la nostra salute, opponiamo una critica e un’opposizione profana che li scalzi dal piedistallo di amministratori delle nostre vite.

Il green pass è identificazione e classificazione degli esseri umani, suddivisione in persone di prima e seconda classe, discriminazione nonché segregazione di chi ha deciso di non accettare una terapia genica (o pirateria biologica se vogliamo chiamarla, dal momento in cui inganna ed interferisce con il nostro sistema immunitario e le nostre più basilari funzioni biologiche). Draghi dietro ai burattinai di Davos, dell’OMS, Big Pharma e ai restanti marionettisti del Grande Reset soffiano sul fuoco di una caccia alle streghe verso i reietti da ghettizzare, cioè coloro che rifiutano l’imposizione di queste misure. Il green pass con efficienza totalitaria si pone come passaggio discriminante tra la libertà e la sperimentazione genetica, tra l’autonomia e le politiche eugenetiche.

Rappresenta un ulteriore passo verso l’uniformità dell’obbedienza che ci vorrebbe ridurre a rantoli digitali da spegnere ed accendere con un semplice clic su una App. È uno dei tanti volti di un mondo a misura di intelligenza artificiale che con sterile calcolo decide su di noi, sulle nostre relazioni e sui nostri spostamenti. Perché sarà proprio un grande server a dettare la nostra vita sociale, rinchiusi in una gabbia elettronica che grazie alla rete 5G ne sigillerà l’ultimo spiraglio, nelle future radiose e soffocanti smart cities. Nel nome di una pandemia ci vorrebbero imporre un cambio radicale delle nostre vite di cui il green pass lascia poco spazio per l’immaginazione, distruggendo ogni forma di solidarietà, condivisione, cura, empatia che invece sono proprio gli aspetti che caratterizzano la nostra umanità e ci ricordano in maniera inequivocabile la nostra natura.

Disertiamo il loro lasciapassare sanitario e i loro inserti genetici, opponiamo i nostri corpi al loro distanziamento, la nostra condivisione e socialità al loro individualismo neoliberista, le nostre menti critiche al loro annullamento delle coscienze!

Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. […] E non iniziò nemmeno con i 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, jugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali. Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola […]. Iniziò con la schedatura degli intellettuali. Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione. Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”.”
Primo Levi

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