I CORPI NON SONO DISPONIBILI
Contro l’utero in affitto, la procreazione medicalmente assistita e il sistema tecno-scientifico

Violenza è qualsiasi pratica che oggettifica i corpi riducendoli a merci da affittare, vendere o comperare come nel caso dell’utero in affitto o della procreazione medicalmente assistita.
Nella procreazione medicalmente assistita e nell’utero in affitto la riproduzione si stacca dalla sessualità e dai corpi, viene sottoposta al controllo del potere economico dei committenti, del potere medico e tecnologico con conseguente perdita di potere della donna su se stessa e sulla capacità di autodeterminare la propria relazione con la figlia/o.
Sta avvenendo una risignificazione della maternità, della dimensione procreativa che porta alla cancellazione della madre e della donna. Questo processo di risignificazione e di espropriazione della riproduzione dalla corporeità nasce ed è alimentato da uno sguardo clinico che si è reso sempre più “micro”, uno sguardo che considera il vivente come un insieme di entità molecolari che possono essere identificate, isolate, manipolate, ricombinate da parte del sistema tecno-scientifico. Gli stessi ovuli divengono elementi separabili dai corpi che li hanno prodotti e divengono merci vendibili.
La libertà di disporre del proprio corpo e l’autodeterminazione diventano autoimprenditoria: il femminismo neoliberale maschera e legittima la mercificazione della capacità riproduttiva della donna, la compra-vendita di una bambina, il bombardamento ormonale per produrre un sovrannumero di ovuli al fine di venderli. Fà proprie le logiche di mercificazione di questo sistema tecno-industriale dove tutto è merce, tutto è quantificabile e soggetto al criterio dell’utile, tutto è in vendita, tutto è ingranaggio in una mega macchina che stritola i corpi e il mondo intero.
Una logica malsana equipara la vendita della propria forza fisica o mentale alla maternità per altri. Sicuramente portare via una bambina a una madre che ha firmato un contratto è la forma suprema dell’alienazione della lavoratrice dal proprio “prodotto”.
Se il vendere la propria forza lavoro è sfruttamento, altrettanto o ancor di più lo sarà vendere o affittare il proprio corpo. Ci stiamo arrendendo allo sfruttamento estremo ed è paradossale che un’area femminista anticapitalista usi proprio le logiche del capitalismo tentando di trasformarle in argomenti a sostegno della libertà e dell’autodeterminazione.
La società patriarcale ha sempre sfruttato la capacità riproduttiva delle donne. È in coloro che non hanno il potere di portare in grembo una figlia, ma che sono desiderosi di averne una per sé, che si annida questo sfruttamento del corpo femminile.
Ma attenzione, non facciamoci abbagliare dalla retorica dell’altruismo. Non può esistere una “gestazione per altri etica”: se legalizzata e generalizzata sarà commerciale, basta semplicemente pensare a tutti i rimborsi spese per la madre in gravidanza. Il denaro è una condizione necessaria anche nel modo detto “altruistico” come in Gran Bretagna, dove i presunti “rimborsi” approvati dai tribunali hanno raggiunto le 30.000 sterline.
Così come abbiamo i consumatori etici e il mercato etico, così avremo il prestito etico dell’utero, dove la donna non sarà più solo una donna indiana povera e sfruttata, ma magari una donna occidentale trattata bene, così avremmo le coscienze a posto, ma purtroppo nella sostanza nulla cambia. La richiesta della legalizzazione e della regolamentazione di fatto aprirà un mercato.
Anche nella GPA “altruistica” ci sarà un contratto, una regolamentazione e anche se ci fosse la clausola che permette alla donna di poter decidere se tenersi il bambino o di interrompere la gravidanza, come possiamo essere così ingenue da pensare che dietro a quella che si chiama scelta, nella realtà non ci sia una situazione di necessità, come possiamo non pensare che da tali contratti e regolamentazioni non si arrivi a una degenerazione e a una situazione coercitiva.
Non dobbiamo cadere nell’illusione della regolamentazione, come avviene per le nocività non si possono regolamentare perchè equivarrebbe a diffonderle, regolamentare vuol dire che il disastro è già avvenuto, perchè è già insito nell’emissione stessa, è già insito nella diffusione della pratica.
Di fronte alla riappropriazione medica e tecnoscientifica della procreazione nessuna regolamentazione è accettabile quando sono le stesse pratiche ad essere inaccettabili. Così come non è possibile regolamentare il nucleare, gli OGM, la vivisezione, perché, a monte, riteniamo tutto ciò inaccettabile. Esiste una dimensione indisponibile: la dimensione della procreazione è indisponibile, i corpi sono indisponibili, il vivente è indisponibile.
L’utero in affitto, la cosiddetta gestazione per altri (GPA) e la procreazione medicalmente assistita (PMA) si situano all’interno del paradigma e dell’operare del sistema tecno-scientifico che penetra ogni dimensione vitale. Nello specifico la PMA non ha nulla a che vedere con le pratiche auto-organizzate di donne lesbiche e desiderose di avere una figlia che decidono di fare ricorso a dello sperma di un solidale. Al contrario, ricorrendo alla PMA, è escluso ogni carattere di solidarietà.
Nella GPA gli ovuli possono essere della stessa donna che affitta l’utero o di un’altra donna. Esistono cliniche con enormi banche di ovuli di venditrici selezionate per le loro caratteristiche. È sufficiente ascoltare le interviste di alcune donne che affittano l’utero alla Biotexcom a Kiev per renderci conto che per queste donne è meglio se gli ovuli provengono da altre donne, al fine di tentare di allontanarsi psicologicamente dalla bambina che nascerà, per tentare di non sentirla come propria: “noi dobbiamo prepararci psicologicamente a non provare un amore materno, […] so che quando li vedrò non mi somiglieranno, avranno i lineamenti di due persone a me estranee e per questo non potranno mancarmi”, spiega una donna in attesa di due figli avuti con ovuli di un’altra.
Prima di impiantare gli embrioni nell’utero della futura madre che ha fatto ricorso alla PMA o della madre che ha affittato l’utero, vengono praticati dei test genetici su una decina di embrioni, per determinare i probabili tratti e la predisposizione a svariate patologie, al fine di selezionare “i migliori” candidati. L’eugenetica, etimologicamente „L’arte di generare bene“, è una ideologia scientifica imprescindibile dalle tecnologie di riproduzione artificiale.
Allo stato attuale non si effettuano ancora manipolazioni genetiche al momento delle diagnosi pre-impianto, ma l’idea della fabbricazione della “bambina perfetta” sottende il mito dell’uomo perfetto, dell’uomo potenziato del transumanesimo. Sottende l’apologia della tecnologia e del potere “illimitabile” della scienza intesa come mezzo per soddisfare i propri desideri, nella fattispecie di maternità e paternità, ma anche di onnipotenza e, in maniera non troppo sottesa, di immortalità.
Dalla manipolazione dei semi vegetali arriviamo alla manipolazione dei semi umani mentre nel corpo delle donne avverrà una sperimentazione biotecnologica con conseguenze per le future generazioni. Non sarà un dittatore visionario che imporrà l’eugenismo, ma progressisti democratici, che stanno già aprendo la strada a una genetica liberale.
Una volta che la pratica sarà estesa a tutti e tutte si entrerà in un circuito in cui, in nome della libertà di scelta, si creerà un contesto in cui non si potrà fare altrimenti. In un domani non troppo lontano sarà definito prima irresponsabile e poi criminale mettere al mondo figli/e senza ricorrere alle tecniche di riproduzione artificiale garantite e gestite da un apparato medico.
Gli sviluppi dei processi tecnologici che manipolano il vivente si pongono su un piano differente, più profondo: non si tratta più solo di mercificazione, di sfruttamento, di gestione e di controllo, ma di una pervasività tecnologica totale. La riproduzione artificiale rientra in quel processo di addomesticamento e omologazione dell’umano e dell’intero vivente, fa parte di quel processo che sta artificializzando il mondo: se il vivente diventa altra cosa, sia in seguito ai processi di ingegnerizzazione, sia nella percezione che di esso se ne ha, il vivente sarà totalmente inglobato dal sistema e modificabile secondo le esigenze del sistema stesso.
Sembra che il sistema abbia ben compreso la posta in gioco e non ha nessuna intenzione di rinunciarvi. Sta a noi comprenderla e opporci, con forza, a quel processo che vogliono farci credere ineluttabile. Con la consapevolezza che se non lottiamo ora e subito un domani sarà troppo tardi.

Non un incontro qualsiasi

La Singolarità è una metafora presa dalla fisica da Ray Kurzweil, fondatore della Sigularity University, per descrivere il processo tecnologico che arriverà a fondere l’umano con la tecnologia. Dunque, l’Università della Singolarità si pone come obiettivo quello di preparare i leader ad applicare tecnologie esponenziali per rispondere adeguatamente ai cambiamenti antropologici, sociali, ecologici che il mondo tecnologizzato richiede.

Un obiettivo che, evidentemente, porta avanti egregiamente dal momento che, dalle sue porte, escono i maggiori dirigenti e ricercatori transumanisti mondiali e che alcuni di loro confluiscono poi al MIT (Massachusetts Institute of Technology), una delle più importanti università di ricerca al mondo; nella DARPA, una agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per lo sviluppo di nuove tecnologie per uso militare; in Google; in Microsoft, solo per citarne alcune…

Sicuramente il fatto che si trovi nella Silicon Valley, su un terreno della NASA, e che abbia Google tra i suoi maggiori finanziatori, è un’ulteriore conferma di quanto l’idea di mondo che propone sia condivisa con chi crea e fa sì che vengano perpetuate le condizioni del disastro ecologico e sociale in cui ci troviamo. A questo disastro poi si vorrebbe trovare una “soluzione”, mettendoci una pezza.

Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi! La pezza pare sia stata trovata ed è una pezza artificiale e robotizzata. Infatti attraverso l’impiego della tecnologia si pensa di poter affrontare quelle che in questo convegno chiamano “le grandi sfide dell’umanità”: ci viene assicurata la possibilità di un futuro radioso. Un futuro che, in risposta alla paura della morte e al desiderio d’immortalità, promette la cura delle malattie, l’assorbimento degli inquinanti dall’ambiente, la sconfitta della povertà e delle carestie.
Questa favolosa prospettiva va però barattata e, in cambio, si richiede la completa accettazione di questo mondo tecnologizzato.

Dichiarando di rispondere al desiderio di una vita migliore e libera dalla sofferenza e dal limite, i transumanisti stanno progettando un mondo artificiale, informatizzato, robotizzato, ingegnerizzato e nano tecnologico.

Ma non bisogna cadere in questo facile tranello: più tecnologia non ha portato e non porterà maggiore libertà e felicità ma anzi, porta all’esatto contrario. Queste tecnologie in quanto strumento di potere non possono portare ad altro che al mantenimento e all’accrescimento di quest’ultimo e a una sempre maggiore pervasività e manipolazione dei corpi. La singolarità non è solo la creazione di macchine super intelligenti: è prima di tutto la nascita di un nuovo regime totalitario dove umani dominano sugli altri esseri viventi e sul mondo circostante per mezzo delle nuove tecnologie. Un regime dove l’essere umano, ormai sicuro di poter manipolare ciò che lo circonda secondo le proprie esigenze, può illudersi di essere libero rincorrendo il suo sogno di perfezione, potenziandosi e cancellando ogni confine e ogni limite fisico per dare vita al Cyborg.
In questo mondo i corpi, gli elementi naturali, non costituiscono più un fondamento indisponibile ma divengono fruibili, manipolabili, migliorabili. La Singolarità che ci viene propinata da questi tecnoscienziati non corrisponde all’unicità, alla singolarità dell’individuo, bensì all’uniformità e alla omologazione frutto dello sviluppo tecnologico.

Un guru delle tecnoscienze ha lanciato un avvertimento ai suoi fedeli che si potrebbe estendere agli oppositori: “Non state da parte di fronte alla Singularity, avete la possibilità di dirigere il vostro sforzo nel punto di maggior impatto, l’inizio”.
Lottiamo contro questi processi e questo tecno-mondo, sentendone l’urgenza, prima che sia troppo tardi.

“Ah, il sogno dell’immortalità, avere i propri pensieri, sogni e personalità impressi nella sicurezza del silicone, pulito e brillante, invece che nel loro odierno corpo di carbonio, con la sua tendenza a marcire.”
Armageddon, da Terra Selvaggia num.18, 2005, tradotto da Green Anarchy.

Assemblea ecologista “Le Ortiche”