22/11 presentazione di “DALLE APUANE ALLE GREEN MOUNTAINS. Anarchismo ed anarchici tra Carrara e il Vermont

VENERDI’ 22 NOVEMBRE 019
dalle 19.30 cena a buffet
ore 20.30 presentazione del libro
DALLE APUANE ALLE GREEN MOUNTAINS 
Anarchismo ed anarchici tra Carrara ed il Vermont (1888-1910)
con l’autore Gino Vatteroni

Per presentarvi il testo che avete tra le mani questa volta partiremo dalla fine. Dalle novecentododici voci che compongono l’indice dei nomi. Una cifra che ci parla non solo della stazza monumentale dell’ultimo

libro di Gino Vatteroni, della precisione storiografica e della ricchezza delle fonti, quanto di qualcosa di più profondo: quella che va Dalle Apuane alle Green Mountains è una storia corale, collettiva.

La storia di centinaia di sfruttati, di anarchici, costretti dalla fame e dalle persecuzioni all’emigrazione.

Non la storia del solito personaggio famoso. Dell’intrepido attentatore piuttosto che del “leader” che con la sua essenza fa ombra alle schieredi gregari, destinati all’anonimato storico. Certo, attraverso questo libro ritroviamo, approfondita e con degli spunti inediti, pezzi di storia più o meno nota dell’anarchismo che si intreccia con il passaggio nel Vermont di personalità come Errico Malatesta e Pietro Gori, Emma Goldam e Luigi Galleani – nonché col dibattito teorico generale, di allora come dell’oggi: la polemica fra organizzatori e anti-organizzatori, il dibattito appassionato sull’azione individuale.

Ma sono sopratutto i quasi mille nomi che riempiono queste pagine i veri protagonisti. Gli emigranti, i perseguitati, gli operai. Quei cavatori e scalpellini  che sono diventati combattenti e scrittori, che si sono innalzati, per usare le parole con cui l’autore intitola l’appendice, dalla subbia alla penna.

presso
SPAZIO DI DOCUMENTAZIONE LA PIRALIDE
via del galgario 11/13 Bergamo
avvelenate@anche.no
www.lapiralide.noblogs.org
APERTI TUTTI I GIOVEDI’ DALLE 16 ALLE 19

FERMIAMO LA RETE 5G E LA SMART CITY – presidi in città

FERMIAMO LA RETE 5G E LA SMART CITY

Da diverso tempo è in corso la sperimentazione della nuova Rete 5G all’insaputa della popolazione tutta che ignora la portata del fine ultimo.

La “massima copertura di rete”, con la quale ci viene venduta, implica una proliferazione di impianti e di conseguenza l’installazione di migliaia di nuove antenne per un’ininterrotta propagazione di emissioni elettromagnetiche che si aggiungeranno a quelle già esistenti.

Quest’ultime, insieme a microcelle, centinaia di sensori, droni, telecamere incorporate in ogni dove, oggetti “intelligenti” e satelliti a qualche centinaio di metri dalla Terra, porteranno ad un innalzamento esponenziale di onde elettromagnetiche creando una fitta ragnatela di microonde millimetriche e di radiazioni che ingloberanno ogni cosa. Illusorio pensare che tutto ciò non abbia conseguenze gravi e irreversibili sui nostri corpi e sull’intero vivente.

La 5G apporterà significativi e nefasti sviluppi nella società fornendo l’infrastruttura necessaria per l’”Internet delle cose” per le future Smart City – Bergamo inclusa – che puntano alla trasformazione digitale dei territori sperimentando un progetto a cielo aperto di ingegneria e controllo sociale.

Senza contare gli sviluppi in ambito militare con applicazioni in scenari di guerra.

Radiazioni, tumori, sorveglianza e guerra: questo è il loro “futuro”. Noi non lo vogliamo.

No alla società della sorveglianza e al mondo macchina!

 

PRESIDI INFORMATIVI:

VENERDI’ 8/11 – Piazza Pontida dalle 9 alle 13

LUNEDI’ 11/11 – Piazzale della Malpensata dalle 9 alle 13

SABATO 16/11 – Monterosso, Piazza Pacati dalle 9 alle 14

GIOVEDI’ 21/11 – Longuelo, via G.Mattioli dalle 9 alle 13

SABATO 23/11 – Piazza G.Matteotti dalle 15 alle 20

 

Spazio di documentazione La Piralide

via del galgario 11/13 – www.lapiralide.noblogs.org

Collettivo Resistenze al nanomondo

www.resistenzealnanomondo.org

Rete 5G fermiamola ora!

facebook.com/rete5gfermiamolaora

 

 

PRESIDIO CONTRO LA SINGULARITY UNIVERSITY SUMMIT ITALY 2019

SINGULARITY UNIVERSITY SUMMIT ITALY
PRESIDIO 8 OTTOBRE 2019
Dalle 7.00 alle 14.00 Milano Congressi – Via Gattamelata 5
Il Transumanesimo è già qui
Il transumanesimo non è una tendenza marginale di alcuni eccentrici ricercatori o un effetto collaterale dello sviluppo tecnologico, è il logico approdo di questo sistema tecno-scientifico.
Lo slogan di questo incontro è: “Progetta il futuro. Costruisci il futuro. Sii il futuro.” Un futuro che sta già diventando il presente. Le logiche del transumanesimo – superamento dei limiti, miglioramento e potenziamento dell’uomo, riprogettazione e artificializzazione del vivente – non sono solo mere speculazioni astratte, ma diventano ricerche, chimere transgeniche, droni militari, nuovi apparati della smart city, Procreazione Medicalmente Assistista e editing genetico.
Il transumanesimo e il sistema tecno-scientifico producono immaginari, desideri, bisogni, trasformano il mondo e la nostra percezione della realtà.
Dalla Singolarity University, una delle maggiore espressioni del transumanesimo, si formano i più importanti dirigenti e ricercatori mondiali, alcuni di loro confluiscono poi al MIT (Massachusetts Institute of Technology), una delle più importanti università di ricerca al mondo; nella DARPA, una agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per lo sviluppo di nuove tecnologie per uso militare; in Google; in Microsoft, solo per citarne alcune…Tra i maggiori finanziatori della Singolarity University vi sono compagnie come Google note sicuramente per l’informatica ma meno per i suoi investimenti nella ricerca genetica. Proprio in questa convergenza di settori e ricerche di alto livello quest’alveo di scienziati, imprenditori, militari, politici trovano il loro incontro.
Noi non vogliamo essere uomini macchina in un mondo macchina!

Spazio di documentazione La Piralide – lapiralide.noblogs.org
Collettivo Resistenze al Nanomondo – www.resistenzealnanomondo.org

15° INCONTRO PER LA LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA

15° INCONTRO

PER LA LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA

5-6-7 Luglio 2019

Al Parco Tematico Capo di Ponte, località Prada – Capo di Ponte (BS) Italia

VENERDI’ 5

19.00 cena
20.30
SOLIDARIETÀ E LOTTA
La maggior forza di ogni movimento di resistenza prima e durante la repressione è la solidarietà. Da non confondere questa per un ripiegamento, ma al contrario come un reale impulso e una volontà di continuare dove la lotta è stata momentaneamente recisa dall’attacco della controparte, ma anche dalla diffusa perdita di senso di questi tempi virtuali. Solidarietà quindi come dimensione e tensione non per affrontare emergenze ma per capire e interagire nel presente.

SABATO 6

8.00 colazione
9.00 – 12.00
POLITICHE DELLA NATURA
La natura è sotto attacco, non solo materialmente (estinzioni, crisi ecologiche, mercificazione del vivente), ma anche simbolicamente per via di una serrata decostruzione del concetto di natura.
Il problema è che, troppo spesso, in modo più o meno palese, lo scopo di tali critiche non è tanto quello di voler liberare la natura dal suo essere oggetto, cioè decolonizzarla, quanto quello di voler liberare l’umanità dalla natura stessa, dal suo ingombrante corpo materiale. In questo modo, l’oggettivazione non è superata ma rimarcata: dal dominio della natura si passa a un nuovo dominio, più difficile da vedere poiché dichiaratamente “senza natura”.
La nostra tesi è che solo andando oltre la falsa opposizione tra oggettivismo moderno e negazionismo post-moderno sia possibile pensare una liberazione della natura.
12.30 pranzo
14.00 – 16.30
LA DERIVA DEL PENSIERO
Ultimamente i discorsi teorici si stanno richiudendo sempre più in sé stessi, diventando così ideologici da rasentare l’assurdo. Il pensiero si stringe su sé stesso fino ad ignorare completamente fattori esterni, rendendosi in questo modo astratto e senza legami con la realtà effettiva.
In questo dibattito si parlerà di alcuni pensieri che pur nascendo a volte con le migliori intenzioni finiscono per degenerare fino a scontrarsi con ragionamenti che perdono di vista l’essenza di alcune pratiche per la liberazione animale. Nel caso specifico la deriva del pensiero riguardante la resistenza animale e l’intervento sul selvatico.
16.30 – 18.30
I PARADOSSI DELL’ANTISPECISMO, DELLE POLITICHE DELL’IDENTITÀ E DELLE RECIPROCHE RADICALITÀ
L’antispecismo radicale per la liberazione animale che si oppone al sistema di smembramento dei corpi animali, anche se supera un piano meramente etico e non fa proprie le rivendicazioni per il “benessere animale” e per un consumo alternativo vegan, non può bastare per una comprensione della complessità della realtà attorno a noi e della posta in gioco.
Il soggetto si frammenta in una miriade di identità contrapposte. La dimensione personale ha fagocitato il piano politico: è più facile avere uno sguardo che si chiude all’interno, che identifica il problema dentro se stesse/i, invece che allargare il proprio sguardo al di fuori con una lotta contro questo esistente. Assistiamo a una spasmodica ricerca ideologica dei propri e altrui privilegi, una continua scansione vittimistica di “identità oppresse” che in realtà ben si sposa con l’ideologia liberale e del politicamente corretto. L’intersezionalità dimentica da dove vengono generati i “sistemi di repressione” con la conseguente divisione tra oppressi e oppressori all’interno dei movimenti invece che combattere questo sistema che ci rende tutte e tutti schiavi.
18.30 – 19.30
TORNARE A RIPRENDERSI IL CIELO
L’azione diretta non è solo una pratica che viola la legge, è innanzitutto un sentire, una tensione che permea le lotte nel profondo che non dovremmo mai scindere dal nostro percorso e dalla nostra quotidianità. Le azioni continuano e continueranno finché ci sarà un respiro che taglierà la fredda aria della notte, finché qualcuno correrà sotto le stelle, finché ci sarà un palpito nei cuori e individui pronti a rischiare la loro libertà e la loro vita…
19.30 cena
20.30
RIFLESSIONE SUI GILETS JAUNES
Società sconvolte dalla violenza economica del neoliberismo e sommovimenti popolari. Fra il recupero populista reazionario e insorgenze di nuovo tipo, i Gilets Jaunes dimostrano che un’evoluzione in termini classisti è possibile. Se la sinistra proletaria sa intervenire, dare battaglia, fondersi con questi settori che, per la prima volta, entrano in lotta. E con masse in movimento nuovi orizzonti si aprono, la necessità rivoluzionaria può di nuovo materializzarsi.
Come compiere i salti di qualità affinché questi movimenti si traducano in forze orientate sullo scontro (di lunga durata) per rovesciare il sistema capitalista, e per la rivoluzione sociale.

DOMENICA 7

8.00 colazione
9.00 – 12.00
FRIDAY FOR FUTURE: SCIOPERARE PER IL CLIMA?
È nato un nuovo movimento ambientalista incentrato sul cambiamento climatico, ispirato da Greta Thumberg, giovane attivista svedese. Il primo sciopero ha mobilitato milioni di giovani in oltre centoventi paesi con un’unica parola d’ordine: salviamo il clima del pianeta.
Siamo di fronte a nuove sinergie e nuove possibilità che si incontrano? A un movimento spontaneo generato dal basso? A una rinnovata sensibilità ecologista? O invece siamo di fronte all’unica forma di opposizione che sarà concessa nel prossimo futuro? Quella meramente simbolica,quella vuota di contenuti, senza l’identificazione di responsabili se non noi stessi pensando che il cambiamento sociale possa arrivare da scelte quotidiane individuali e da un’impossibile ecosostenibilità all’interno di questo sistema ecocida? Una protesta che si genera da una reazione emotiva che non mette realmente in discussione le reali cause che hanno portato all’attuale degradazione del pianeta.

12.30 pranzo

Come arrivare

In treno:
Treno da Brescia per Edolo, scendere a Capo di Ponte (1 ora e 35, nove fermate), proseguire a piedi 1,2 Km
Procedi in direzione sud su Via Nazionale verso Via S. Martino
Alla rotonda prendi la 1ª uscita e prendi Via Sebastiano Briscioli
Svolta a sinistra e prendi Via Santo Stefano
Svolta a sinistra e ancora a sinistra, trovi il Parco Tematico Capo di Ponte, località Prada
In auto:
Da DIREZIONE SUD/OVEST: A Bergamo prendere la SS42 in direzione Edolo, fino a Via Breda a Ceto. Da Via Breda svoltare in Via Nazionale a destra, alla rotonda imboccare la seconda uscita in via Sebastiano Briscioli, svoltare a sinistra per via Santo Stefano e poi ancora a sinistra per il Parco Tematico Capo di Ponte.
Da DIREZIONE SUD/EST: A Brescia prendere la SP510 in direzione Edolo, fino al congiungimento con la SS42 verso Costa Volpino (indicazioni per Darfo B.T./Lovere) ed entrare in SS42 fino a Via Brada a Ceto. Da Via Breda svoltare in Via Nazionale a destra, alla rotonda imboccare la seconda uscita in via Sebastiano Briscioli, svoltare a sinistra per via Santo Stefano e poi ancora a sinistra per il Parco Tematico Capo di Ponte.

PER TUTTA LA 3 GIORNI:
– CAMPEGGIO LIBERO, PORTA LA TENDA
– CIBO SENZA SFRUTTAMENTO ANIMALE E SENZA VELENI A SOTTOSCRIZIONE
– SONO PRESENTI I BAGNI E UNA STRUTTURA AL COPERTO IN CASO DI PIOGGIA
– DISTRIBUZIONI DI MATERIALE INFORMATIVO: PORTA LIBRI, GIORNALI, TESTI CHE VUOI CONDIVIDERE
– MOSTRE

Aiutaci ad organizzare l’incontro al meglio, facci sapere in anticipo della tua presenza

Per informazioni e contatti: Incontro di Liberazione Animale

PROSSIME INIZIATIVE Maggio-Giugno

“Le tecnologie riproduttive rappresentano un’arena di conflitto che attraversa appartenenze politiche e religiose, campi del sapere e movimenti sociali (pensiamo alle fratture nel femminismo e nella galassia Lgbtia Queer). Questo lavoro è frutto di un approccio multidisciplinare: offre contributi di tipo medico, giuridico, sociologico e scritti politici. Ospita idee diverse e anche confliggenti su alcuni nodi riguardanti eterologa e surroga di gravidanza – aprendo interrogativi anche sulle tecniche di fecondazione in vitro, di cui non si possono più tacere i rischi per la salute di bambini e bambine. Un’altra peculiarità di questa raccolta è la presenza di contributi sia accademici sia provenienti dal mondo dell’attivismo – ove persiste la difficoltà di trovare una posizione “mediana” tra il divieto assoluto ben motivato dal fronte abolizionista e un neoliberismo riproduttivo, acritico nei confronti delle tecnologie e dei suoi costi umani. Forse proprio questi ultimi – finora rimossi dal dibattito – possono rappresentare un terreno di ricomposizione politica.”

Organizza: Collettivo Resistenze al Nanomondo

Il nono numero della rivista – in buona parte ancora dedicato alla mobilitazione reazionaria e al rapporto fra tecnologia e razzismo – era già pronto per la stampa, ma le perquisizioni e gli arresti del 19 febbraio ci hanno portato via, oltre a sette compagni (di cui quattro redattori), anche quasi tutti gli articoli. Abbiamo così deciso di ripensare il numero. Continuando i ragionamenti sull’aria che tira, con uno sguardo internazionale, dedichiamo spazio all’analisi dell’operazione anti-anarchica in Trentino (e a Torino), leggendo in controluce le carte dell’inchiesta. A questo aggiungiamo la giustapposizione di un testo di Stig Dagerman e uno di Giulio dal carcere, una lettera di Rupert, delle note sulla virtualizzazione del mondo nell’èra della democrazia digitale e una riflessione dal taglio utopico sull’opposizione tra libero accordo e legge. Ne è venuto fuori qualcosa a metà tra il numero monotematico e un bric-à-brac di pensieri.

Una rivista anarchica con quattro redattori in carcere, uno latitante e gli altri indagati a piedi libero ci sembra una sorta di fotografia dello stato della critica rivoluzionaria. Una conferma della necessità di chiarirsi le idee, di capire come andare avanti, e con chi.

Come cerchiamo di approfondire nelle pagine che seguono, siamo di fronte a un’accumulazione sempre più rapida di repressioni selettive contro quelle minoranze che in un modo o nell’altro disturbano il quadrante dei comandi, le cui mosse più pericolose e gravide di conseguenze non sono quelle strillate, ma quelle mute. Le ingiunzioni dell’Apparato producono un fascio di reazioni condizionate nella vita quotidiana che poi la Reazione mobilita nella difesa servile e rancorosa dell’ordine sociale. Come in tutte le fasi di profonda ristrutturazione – pensiamo, per quanto riguarda l’Italia, al periodo a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta – lo Stato ha bisogno di armare la classe proprietaria. Ai ceti più vigliacchi, silenziosi quando le lotte sono in posizione di attacco, l’attuale ideologia sovranista – che sembra coniugare l’arroganza neoliberale di un Reagan e di una Tatcher con il collettivismo nazionalista di un Putin – offre una prospettiva di potere. A quel blocco sociale reazionario che in questo Paese è sempre esistito – e che nella spietata competizione del capitale globale ha la funzione della variabile passiva e intercambiabile –, il Capitano con la maglia della polizia (calcio e spirito di caserma insieme) fornisce la coesione dell’orda. Da questo punto di vista la legge sulla legittima difesa e quelle sulla famiglia vanno lette assieme. Il maschio proprietario deve poter sparare ai ladri e ristabilire il proprio comando sulla moglie e sui figli. “Dio, famiglia e proprietà” è da sempre lo slogan di quel clerico-fascismo che dal Brasile di Bolsonaro all’Italia di Salvini e Fontana esprime l’ideologia del fazendero e del bottegaio. È in tal senso che va compreso il linciaggio mediatico a cui è stata sottoposta la figura di Battisti. Al di là delle scelte successive e delle attuali scuse dell’ex militante dei PAC, la gogna forcaiola e l’esibizione del trofeo Battisti hanno il significato di una vendetta a freddo contro quei proletari che alla fine degli anni Settanta avevano risposto con le armi all’armamento di una classe proprietaria che cominciava a sentire, con la polizia schierata come truppa di occupazione nei quartieri, con le carceri speciali e la tortura riservate ai rivoluzionari, che il peggio era passato. Ora quella vendetta, comoda, vigliacca, a senso unico, può esprimersi con la copertura esplicita del ministro degli Interni.

Stanno cercando di metterci all’angolo. Proprio per questo non bisogna né demordere né appiattirsi sulle lotte e sulle risposte immediate. Dare alla resistenza il respiro di una prospettiva, all’attacco il calore del mondo per cui ci battiamo, dell’utopia – questo l’ossimoro vivente che dobbiamo imparare a diventare.

Come abbiamo detto, scritto e urlato in questo mese, se i compagni arrestati sono “innocenti” hanno tutta la nostra solidarietà, se sono “colpevoli” ce l’hanno ancora di più.

Un pezzo dei nostri cuori è dietro le sbarre. Per certi legami non esistono parole. Li può capire solo chi ha assaporato quelle avventure collettive che spingono gli individui a dare il meglio di sé, fieri e orgogliosi di chi si ha al proprio fianco.

Da Giovanni Passannante a Gaetano Bresci, vent’anni di vendetta, individuale e di classe. Non solo una raccolta cronologica ed enciclopedica degli attentati anarchici alla vita dei tiranni che hanno terrorizzato i governi di fine Ottocento, ma anche un necessario approfondimento sul contesto economico, sociale e politico dell’Italia post unitaria, con uno sguardo anche sul novantaquattro francese. Una guerra a mano armata dichiarata da una minoranza di sfruttati allo Stato liberale. Quello stesso Stato che non si faceva scrupoli a torturare, incarcerare, confinare, cannoneggiare e soprattutto difendere una società nella quale milioni di contadini vivevano in una condizione spesso al di sotto della sussistenza e nelle metropoli gli operai venivano letteralmente consumati dalla nascente macchina capitalista. Ben prima del fascismo, la tanto osannata Unità d’Italia viene fondata sul sangue della gran parte delle popolazioni. Lo sfruttamento, fino alla morte, la repressione crudele, non sono esclusivo appannaggio di uno Stato totalitario o di una fase eccezionale della vita politica, bensì sono elementi fondativi di questo dannato Paese e di ogni forma di governo. Vorremmo che questo libro non rimanesse negli scaffali a prendere polvere, un feticcio da collezionare nel pantheon dello storico di professione o di diletto. Vorremmo che questo libro non rimanesse lettera morta. Che le gesta di questi indomiti compagni illuminino ancora, col loro esempio, la strada di chi non si rassegna allo stato di cose presenti.

21/06: SEBBEN CHE SIAMO DONNE – STORIE DI RIVOLUZIONARIE

VENERDI’ 21 GIUGNO 019
Dalle 19.30 cena a buffet
Alle 20.30 presentazione del libro
SEBBEN CHE SIAMO DONNE
Storie di rivoluzionarie
Con l’autrice Paola Staccioli e un intervento di Silvia Baraldini

Questo libro è nato per dare un volto e un perché a una congiunzione. “Nel commando c’era anche una donna”, titolavano spesso i giornali qualche decennio fa. “Anche”. Un mondo intero racchiuso in una parola. A sottolineare l’eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta. Sia pure in negativo. Nel sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze. Mai per decisione autonoma. Al genere femminile spetta un ruolo rassicurante. In un’epoca in cui sembra difficile persino schierarsi “controcorrente”, le “streghe” delle quali si racconta nel libro emergono dal recente passato con la forza delle loro scelte. Dieci militanti politiche (Elena Angeloni, Margherita Cagol, Annamaria Mantini, Barbara Azzaroni, Maria Antonietta Berna, Annamaria Ludmann, Laura Bartolini, Wilma Monaco, Maria Soledad Rosas, Diana Blefari) che dagli anni Settanta all’inizio del nuovo millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali all’interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno

Centro di documentazione La Piralide
Via del galgario 11/13 – Bergamo
avvelenate@anche.no
lapiralide.noblogs.org

22/03 PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA CRITICA RADICALE IN ITALIA. LUDD 1967-1970”

VENERDì 22 MARZO 2019
ore 19.30: Cena a buffet
ore 21: Presentazione del libro “LA CRITICA RADICALE IN ITALIA. LUDD

1967-1970″ con gli autori.

Un grande sconvolgimento attraversa la società italiana alla fine degli
anni Sessanta. Il recente, tumultuoso sviluppo economico non era stato
accompagnato da un aggiornamento politico e sociale proporzionato.
Questo ritardo della situazione nazionale condurrà il movimento a
prolungarsi testardamente per tutto il decennio successivo laddove,
negli altri paesi, i movimenti paralleli si erano già lasciati
acquietare, assimilare e addomesticare.
I mutamenti della politica, del costume, della cultura furono molti e
profondi, anche se, a prima vista, gli insorti appaiono oggi sconfitti e
brutalmente ricondotti all’obbedienza.
In continua dialettica con gli eventi pubblici, mutamenti non meno
significativi si produssero nel pensiero di quel movimento, nella sua
riflessione, nella sua coscienza, nella sua teoria, nella sua critica.
In particolare, un minuscolo nocciolo di riflessione e di analisi,
affermatosi in contemporanea con la discesa del movimento nelle strade è
andando crescendo, articolandosi e perfezionandosi, finendo per rimanere
alla fine padrone del campo. Tante tesi che apparivano eretiche da
principio, sono oggi patrimonio comune di tutti coloro che si sollevano
contro la sopravvivenza consentita.

Spazio di documentazione “La Piralide”
Via del Galgario 11/13 – Bergamo
avvelenate@anche.no
lapiralide.noblogs.org

8 MARZO: PRESIDIO A BERGAMO

NON SIAMO IN VENDITA! contro utero in affitto, procreazione medicalmente assistita e il sistema che la rende necessaria

Di fronte a noi sta prendendo forma uno scenario plasmato nei laboratori
di biotecnologia dove ogni aspetto del vivente è parcellizzato da una
grammatica clinica che riduce il corpo ad un
insieme di organi da mettere a frutto. La dimensione scientifica
semplifica la vita a combinazioni di DNA da manipolare e ricombinare al
punto di cancellare il corpo di cui fanno parte.
Al corpo di una donna non si riconosce più un’interezza nella sua
esistenza ma si studiano le
possibilità produttive che quest’ultimo può offrire al fine di
riprodurle in laboratorio.
Ci si vuole appropriare della capacità procreativa delle donne,
frammentandola, con lo scopo
di penetrare questa dimensione, renderla riproducibile e di conseguenza
mercificabile.
Così la donna è lentamente digerita e il suo corpo sovraesposto al punto
di farlo sparire, dimenticare.
Non è più sufficiente parlare di violenza sulle donne unicamente nei
termini in cui lo si è fatto fino ad ora. Certamente le prevaricazioni e
le discriminazioni sono più che mai attuali, ma ora il potere si insinua
direttamente tra le trame del nostro corpo: utero in affitto,
procreazione medicalmente assistita, vendita di ovociti, bambini/e su
commissione, crioconservazione degli embrioni,
fecondazione in vitro, manipolazioni genetiche, trapianti di utero sono
solo alcuni esempi.
Nel momento in cui si palesano di fronte a noi queste possibilità,
stiamo già vivendo una realtà in cui tutto questo è possibile,
praticabile e accessibile. Una realtà in cui la donna diventa una
“surrogante”, una “fattrice”, una “donatrice di ovociti” a disposizione
del libero mercato.
Sarà possibile, e come, parlare di donne se saremo trasformate in
fattrici
a pagamento e vettrici della tecno-scienza?
Sarà possibile portare avanti dei percorsi di lotta quando avremo
assorbito la più
pervasiva delle manifestazioni di dominio, quella che inizia dalla
manipolazione microscopica delle nostre esistenze?
Non è certamente una legalizzazione di queste pratiche in difesa dei
diritti delle donne ciò che ci prefiggiamo, ma lotta e opposizione
contro le nuove derive neoliberiste.
Perché non siamo disponibili a utilizzare i nostri corpi come corridoi
in cui si realizza un
potere tecnico e scientifico. Perché non siamo merce e i nostri corpi
non sono in vendita.

VENERDI’ 8 MARZO 2019

PRESIDIO con mostra e materiale informativo

in Piazza Matteotti (Vedovella) Bergamo dalle 15 alle 20